Il noleggio a lungo termine può essere considerato una scelta ecologica contro l’inquinamento? Con l’introduzione del blocco dei veicoli Euro 3 in numerose regioni italiane, le diverse formule che si possono racchiudere sotto l’etichetta di “smart mobility” tornano in auge. E così il noleggio a lungo termine di una vettura di nuova generazione diventa uno strumento utile per dare il proprio contributo alle emissioni zero.
I numeri resi noti da Aniasa, l’associazione di categoria all’interno di Confindustria che riunisce le imprese del settore, evidenziano come nel primo semestre 2018 il settore del noleggio a lungo termine abbia registrato un incremento delle immatricolazioni (161.644 vetture, +10% rispetto allo stesso periodo del 2017) e della flotta che ha toccato le 881mila unità (+16%).
Sono molti i fattori che hanno contribuito a far aumentare il fenomeno delle sharing car: innanzitutto il processo di ristrutturazione a seguito della crisi economica che ha dimezzamento i concessionari e ha visto nascere nuove figure, come i broker, che hanno capovolto l’idea stessa di proprietà in virtù del noleggio stesso, e hanno aperto nuovi canali di contatto con i potenziali clienti. Un’altra ragione riguarda sicuramente l’aumento dei costi di gestione e di spese correlate, che con il noleggio a lungo termine sono comprese nella rate mensile, sgravando il titolare da ogni incombenza legata al pagamento del bollo e dell’assicurazione e da qualsiasi costo di sistemazione per danni provocati alla vettura.
Ultimo gradino è rappresentato dalle limitazioni ecologiche per i veicoli più datati, che potrebbe spingere numerosi proprietari a rivolgersi a formule innovative per utilizzare veicoli trasporto persone, rinunciando ad acquisti costosi. “L’operatività dei blocchi alla circolazione dei veicoli più inquinanti -dichiara Massimiliano Archiapatti, presidente di Aniasa- evidenziano ancora una volta lo stato di vetustà del nostro parco circolante, non solo inquinante, ma anche sprovvisto dei dispositivi di sicurezza attiva e passiva che contribuiscono a tutelare la salute di automobilisti e pedoni. Ancora oggi il 10% dei veicoli è addirittura antecedente alla normativa Euro, il 28% rispondente alle norme Euro1/2/3, il 30% Euro4, mentre le Euro5/6 rappresentano appena il 32% del totale. Esiste però una solida alternativa al fermo: sempre più imprese e privati infatti scelgono di abbandonare la proprietà e passare all’uso dei veicoli attraverso le tante soluzioni di mobilità del noleggio e del car sharing che confermano la propria vocazione di sostenibilità e sicurezza con una flotta veicoli di efficienti motorizzazioni diesel di ultima generazione e di alimentazioni alternative in costante crescita e dotate dei più avanzati sistemi di sicurezza attiva e passiva”.
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