Vero e proprio simbolo del boom economico, la decappottabile sta vivendo una nuova giovinezza grazie al fascino di una vettura che continua a rappresentare il concetto di libertà. E di una velocità mai aggressiva, bensì leggera.
Il «Lessico della carrozzeria» dice che la spider è una vettura scoperta a due posti decappottabile mentre la cabriolet può portare 4 persone e può avere anche 4 porte, anch’essa con tetto in tela ripiegabile. Spider però è un termine utilizzato prevalentemente in Italia: all’estero prende il nome di «roadster».
Le prime automobili, per semplicità costruttiva erano prive di tetto, perciò la spider è nata con l’automobile stessa, ma si era caratterizzata intorno agli anni ‘20 con scopi diametralmente opposti: da un lato come vettura di soli due posti, dall’allestimento semplificato, perciò più economica, come la Austin 7 Tourer del 1922 o la Morris Minor spider del 1928.
Dall’altro, proprio per la leggerezza e semplicità, si identificava come auto ad elevate prestazioni. Gli inglesi sono tradizionalmente legati a queste vetture, tanto da risultare «insensibili» ai disagi dovuti al meteo, allo scarso comfort e alla scomodità, secondo la migliore tradizione dei gentlemen drivers.
In tempi più recenti, la riscossa della spider comincia negli anni ’90. La Mazda lancia la Mx5 nel 1989: si tratta di una spider ispirata alla Lotus Elan degli anni ‘60. La ricetta è semplice: dimensioni contenute, grande piacere di guida, tecnica d’alto livello e prezzo contenuto. Era destinata ai giovani ma sono stati numerosi i cinquantenni che se ne sono comprata una.
In breve, anche altri costruttori hanno messo in cantiere una due posti scoperta. Bmw ha lanciato la Z3, nel 1996. E poi tutti gli altri: Porsche con la Boxster, Mg con la F, Lotus con l’Elise, Honda con la S 2000. Ma il vero colpo da maestro è riuscito alla Mercedes, con la Slk (R170) perché è riuscita a coniugare il fascino di una spider con la funzionalità di una coupé. Come? Con un tetto in metallo che scompare nel bagagliaio premendo un pulsante. L’idea non era nuova: qualcosa di simile si era già visto sulla Peugeot 402 Darl Mat e sulla Ford Fairlane 500 Skyliner del 1957. Ma l’abilità di Bruno Sacco, a capo del design Mercedes, è stata quella di ottenere un tetto pieghevole in lamiera in una vettura di poco più di 4 metri di lunghezza, con un design equilibrato sia chiusa che aperta.
Chi si comprava queste auto non era come il ventenne degli anni ‘60. O meglio, era proprio lui, che nel frattempo aveva raggiunto una posizione e quei modelli che non si era potuto comprare a 20 anni, se li poteva permettere adesso. Solo che, col passare del tempo, aveva cominciato ad apprezzare le comodità: aria condizionata, capote elettrica, zero spifferi ecc.
E anche il fisico non era più quello di una volta. Così, per salire a bordo erano molto gradite portiere ampie, poche contorsioni, sedili comodi. Insomma, dopo parecchi decenni la spider aveva tradito lo spirito originario per garantirsi la sopravvivenza. Il colpo di grazia è arrivato con i modelli attuali: la Mercedes, per i suoi modelli cabrio, ha lanciato un accessorio denominato «Airscarf»: si tratta di una bocchetta sul sedile in prossimità del collo, per guidatore e passeggero, che fa uscire aria calda. La versione ufficiale dice che serve per viaggiare con la capote abbassata anche in pieno inverno. In realtà, anche la «cervicale» vuole la sua parte!